Arte


Il terremoto ha cancellato pressoché tutte le opere d’arte presenti in paese. Fino all”800 c’era a Sedilis una chiesa antica, fondata tra il 1355 e il 1370 (ma potrebbe essere stata riattata dopo il sisma del 1348), rifatta e ampliata agli inizi del XVI secolo. Una pergamena, datata 11 giugno 1514 e conservata in archivio parrocchiale, riporta la consacrazione dell’altare fatta dal vescovo di Caorle e vicario generale del Patriarca Domenico Grimani. La chiesa era affrescata. Resta un lacerto di quell’affresco del XIV secolo, ricuperato dopo il terremoto a ridosso del campanile e raffigurante tre apostoli (Pietro, Paolo e Andrea); ora è collocato nella nuova chiesa. Di quell’antica costruzione restano anche una monofora e 5 talamoni, collocati all’esterno della chiesa post-terremoto. Nella Visita pastorale del 1602 l’antica chiesa di Santa Giuliana fu trovata ben ornata con davanti un portico di 2 passi e mezzo. Nel 1857 su progetto di Girolamo D’Aronco la Chiesa parrocchiale di S. Giuliana fu costruita ex novo e fu consacrata nel 1871. Vantava un pregiato altare di marmo e diversi affreschi di Domenico Fabris, di cui due rilevanti: sul soffitto il Dogma dell’Immacolata Concezione e nell’abside una grandiosa Ascensione, dov’erano ritratti molti abitanti del luogo. Completamente distrutta la chiesa in seguito ai terremoti del 1976, del Fabris sono stati salvati e conservati nella nuova chiesa soltanto tre affreschi con santi : san Giuseppe, sant’Antonio da Padova, san Luigi Gonzaga.
Sono inoltre conservati nella nuova chiesa un grande Crocefisso del XVII secolo di notevole qualità artistica, una pregevole statua lignea della Madonna (Auxilium Christianorum), una statua lignea del XVIII sec. di Sant’Antonio da Padova, una pregevole croce astile del XVII secolo, una pala con l’Ascensione del XVII secolo, un ritratto di Cristo giovane del XVI secolo. Un’altra tela di Madonna con Bambino con cornice in legno dorato, del XVI secolo, è ancora dispersa dopo il ricovero pos-terremoto nel museo diocesano.
La nuova chiesa, consacrata nel 1991, è opera degli architetti associati Meda-Montanari di Milano. E’ una delle più belle realizzazioni di culto del dopoterremoto. L’interno si presenta con un gioco di travi di alta qualità artistica. Le stupende vetrate policrome sono opera dell’artista Fiorenzo Gobbo: il rosone (lo Spirito Santo), la monofora (la Creazione), le grandi vetrate a ovest (il Mistero della Redenzione), le altre piccole vetrate lungo le pareti a sud e a nord (i borghi di Sedilis), le vetrate mariane della cappella delle Confessioni (la Natività, le Nozze di Cana, la Crocifissione, i discepoli di Emmaus, la Pentecoste, il Comandamento della Carità). Nell’abside è stato ricollocato l’organo del 1964, che sostituì purtroppo un organo del Settecento andato perduto. L’interno della chiesa, con altare, ambone, sedi e pavimentazione è stata opera della gente di Sedilis, su ideazione di Duilio Corgnali e realizzazione dell’architetto Paolo Bellina. Di buona fattura è anche il campanile, XVI-XVII secolo, riparato dopo il sisma e dotato di nuovi contrafforti in cemento armato e lastre di pietra. Nelle foto della galleria qui sotto la sala della comunità appena terminata e posta sotto la nuova chiesa, la chiesa vecchia, la pala dell’ascensione con i particolari più significativi: i volti della gente sullo sfondo si inspirano alle persone di Sedilis dell’epoca, la roccia da cui si alza Gesù porta le impronte dei suoi piedi e c’é una roccia in Bernadia sopra Sedilis che ha effettivamente due incavi a forma di piedi.